Lo screening si basa sui valori di due tipi di grassi e un biomarcatore dell’infiammazione.
A determinare che specifiche analisi del sangue sono in grado di predire il rischio di gravi malattie cardiovascolari con decenni di anticipo nelle donne è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi del Brigham and Women’s Hospital, che hanno collaborato a stretto contatto con la Scuola di Salute Pubblica “T.H. Chan” dell’Università di Harvard, del Dipartimento di Medicina di Laboratorio del Boston Children’s Hospital e della Facoltà di Medicina dell’Università di Porto (Portogallo).
I ricercatori, coordinati dal professor Paul M. Ridker, primario presso il Center for Cardiovascular Disease Prevention dell’ospedale di Boston, sono giunti alle loro conclusioni dopo essersi concentrati su tre fattori modificabili associati al rischio cardiovascolare: la proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hsCRP) legata all’infiammazione; le lipoproteine a bassa densità (LDL-C), il cosiddetto “colesterolo cattivo; e le lipoproteine(a) o Lp(a), un lipide in parte costituito da LDL (ne è una sua variante) i cui livelli sono influenzati anche dall’ereditarietà. Le concentrazioni di questi due grassi e del biomarcatore infiammatorio sono rilevabili tramite un test del sangue.
Test del sangue prevede il rischio di infarto e ictus nelle donne con 30 anni di anticipo
Lo screening si basa sui valori di due tipi di grassi e un biomarcatore dell’infiammazione.
A determinare che specifiche analisi del sangue sono in grado di predire il rischio di gravi malattie cardiovascolari con decenni di anticipo nelle donne è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi del Brigham and Women’s Hospital, che hanno collaborato a stretto contatto con la Scuola di Salute Pubblica “T.H. Chan” dell’Università di Harvard, del Dipartimento di Medicina di Laboratorio del Boston Children’s Hospital e della Facoltà di Medicina dell’Università di Porto (Portogallo).
I ricercatori, coordinati dal professor Paul M. Ridker, primario presso il Center for Cardiovascular Disease Prevention dell’ospedale di Boston, sono giunti alle loro conclusioni dopo essersi concentrati su tre fattori modificabili associati al rischio cardiovascolare: la proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hsCRP) legata all’infiammazione; le lipoproteine a bassa densità (LDL-C), il cosiddetto “colesterolo cattivo; e le lipoproteine(a) o Lp(a), un lipide in parte costituito da LDL (ne è una sua variante) i cui livelli sono influenzati anche dall’ereditarietà. Le concentrazioni di questi due grassi e del biomarcatore infiammatorio sono rilevabili tramite un test del sangue.
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