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L’immunità contro il coronavirus può durare per anni, sia con l’infezione che con il vaccino

Dopo un’infezione naturale o la vaccinazione si generano le cosiddette “cellule della memoria” che restano quiescenti nel midollo osseo, pronte a produrre nuovi anticorpi neutralizzanti non appena veniamo riesposti a un patogeno. Secondo due nuovi studi, le cellule della memoria contro il coronavirus SARS-CoV-2 potrebbero garantire una protezione dalla COVID-19 per anni.

La durata dell’immunità contro il coronavirus SARS-CoV-2 dopo l’infezione naturale e/o la vaccinazione è un tema cruciale nella gestione della pandemia di COVID-19, ma al momento non ci sono ancora risultati conclusivi. Recentemente l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) nel documento “Domande e risposte sui vaccini COVID-19” ha affermato che la durata della protezione offerta dai vaccini a mRNA (il Comirnaty di Pfizer-BioNTech e l’l’mRNA-1273 di Moderna-NIAID) “non è ancora definita con certezza perché il periodo di osservazione è stato necessariamente di pochi mesi”, tuttavia in base alle conoscenze su altri coronavirus essa dovrebbe essere di “almeno 9-12 mesi”. L’indicazione è in linea con quella di alcune indagini, in base alle quali la durata dello scudo immunitario è di almeno 8 mesi. Due nuove indagini, tuttavia, hanno rilevato che tale protezione potrebbe durare per molti anni.

Nei due studi citati dal New York Times è stato analizzato il ruolo cruciale delle cellule B della memoria, i linfociti che ricordano il “nemico” che ci ha contagiati (o l’antigene derivato dall’inoculazione del vaccino) e che permettono di generare nuovi anticorpi neutralizzanti non appena rientriamo in contatto col patogeno. I livelli di immunoglobuline/anticorpi in circolo si riducono naturalmente dopo alcuni mesi dall’infezione, anche perché se avessimo costantemente alti livelli di anticorpi circolanti per ogni malattia infettiva verrebbero influenzate le caratteristiche del sangue; le cellule della memoria, invece, vanno a posizionarsi nel midollo osseo e restano quiescenti, pronte a riattivarsi – e a produrre un fiume di anticorpi neutralizzanti – non appena si viene esposti nuovamente al patogeno già conosciuto. In parole semplici, i due studi hanno analizzato il midollo osseo dei pazienti Covid (contagiati da oltre un anno) e hanno osservato il processo di maturazione delle cellule B, concludendo che l’immunità contro la COVID-19 possa durare per anni proprio grazie alla persistenza e alle caratteristiche di queste cellule.

“Gli articoli sono coerenti con la crescente letteratura scientifica che suggerisce che l’immunità provocata dall’infezione e dalla vaccinazione per SARS-CoV-2 sembra essere di lunga durata”, ha dichiarato al New York Times il professor Scott Hensley, immunologo presso l’Università della Pennsylvania. La protezione sarebbe particolarmente prolungata per quelle persone che hanno avuto la COVID-19 e poi sono state vaccinate; per chi invece non è stato infettato ma è stato vaccinato, spiegano gli esperti, potrebbero servire più richiami per ottenere il medesimo risultato. “Le persone che sono state infettate e vengono vaccinate hanno davvero una risposta formidabile, un set incredibile di anticorpi, perché continuano a far evolvere i propri anticorpi”, ha affermato l’autore principale di uno dei due studi, il dottor Michel Nussenzweig dell’Università Rockefeller di New York. “Mi aspetto che dureranno a lungo”, ha aggiunto l’esperto.

Il primo dei due studi, “SARS-CoV-2 infection induces long-lived bone marrow plasma cells in humans” pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Nature da un team di ricerca dell’Università di Washington, ha analizzato campioni di sangue di un’ottantina di pazienti Covid, osservando che le concentrazioni dei loro anticorpi circolanti sono diminuite in modo significativo dopo 4 mesi e hanno continuato a calare anche in quelli successivi. Come indicato, è un processo biologico del tutto prevedibile dopo un’infezione e non indica necessariamente che la protezione immunitaria stia “sparendo”. Gli scienziati coordinati dal professor Ali H. Ellebedy hanno analizzato il midollo osseo di 19 di questi pazienti a sette mesi dall’infezione acuta, scoprendo che 15 di essi avevano cellule della memoria rilevabili. Questo significa che non tutte le persone infettate hanno una risposta immunitaria davvero efficace, pertanto il ruolo della vaccinazione resta fondamentale per tutti. Secondo lo studio “Duration of Humoral Immunity to Common Viral and Vaccine Antigens” le cellule B della memoria possono sopravvivere per decenni nel midollo osseo, anche per tutta la vita, per questa ragione gli scienziati si aspettano uno scudo immunitario di lunga durata contro la COVID-19.

A suffragio del primo studio vi sono i risultati dell’indagine “Persistent Cellular Immunity to SARS-CoV-2 Infection” pubblicata su biorXiv dal team del professor Nussenzweig. Gli scienziati hanno analizzato i livelli di anticorpi nel flusso sanguigno di oltre 60 persone contagiate dal coronavirus, parte delle quali aveva ricevuto almeno una dose di vaccino anti Covid. È stato osservato che le concentrazioni delle immunoglobuline neutralizzanti sono rimaste stabili per un periodo di 6-12 mesi, mentre gli anticorpi meno significativi si sono ridotti più rapidamente. Gli esperti hanno osservato che le cellule B della memoria hanno continuato a maturare ed evolversi per almeno un anno. Gli anticorpi neutralizzanti di chi non era stato vaccinato, a un anno dall’infezione hanno perso di efficacia contro tutte le varianti testate, tuttavia quelli dei pazienti che avevano ricevuto almeno una dose del vaccino avevano una fortissima risposta neutralizzante (50 volte superiore) e un numero significativamente maggiore di anticorpi. Questo proprio grazie al lavoro delle cellule B della memoria, che si sono riattivate contro l’antigene dopo l’inoculazione del farmaco. Per comprendere le effettive differenze tra la durata e l’efficacia delle risposte immunitarie legate al vaccino, all’infezione naturale o alla loro combinazione saranno necessari altri studi, ma queste indagini suggeriscono che si possa essere protetti molto a lungo dalla COVID-19.

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